Sul bordo della rete
già pubbl. in "Libro aperto", XVII (II), n. 7, Nuova Serie, Ottobre - Dicembre 1996, 31-2
 

Sono ormai a tutti note l'importanza, la centralità e la sempre crescente diffusione che la comunicazione di dati e di informazioni attraverso la rete informatica di Internet hanno da tempo assunto in tutto il mondo. Sia i privati, sia gli enti pubblici accedono ormai quotidianamente ed abitualmente alla rete per attingere ovvero per fornire informazioni relative all'attività da loro esercitata ed ai servizi da loro erogati e posti in tal modo a disposizione del pubblico. Tutto questo è indubbiamente il riflesso più evidente della crescita nel mondo di un nuovo tessuto sociale e di una nuova sensibilità culturale, che si propagano in modo sempre più capillare e sempre più diffuso nelle società industriali avanzate, per cui i cittadini - quali utenti dei servizi educativi forniti loro dalle istituzioni pubbliche - si vanno abituando in misura sempre crescente a indirizzare verso di esse una domanda culturale non solo profondamente esigente, ma anche decisamente personalizzata, sempre più focalizzata su punti ed interessi specifici: passata ormai definitivamente la stagione del grande, amorfo pubblico mediatico, tendenzialmente anonimo e passivo, che caratterizzò a suo tempo la società di massa degli anni '60 e '70, oggi l'utilizzo della rete di Internet porta invece verso l'individuazione e la valorizzazione di gruppi selezionati di consumatori sia commerciali, sia anche culturali, i quali sono sempre più piccoli e sempre più specifici, per arrivare talvolta sino al singolo individuo (in un processo che è comunemente definito di "Narrowcasting")1, e soddisfarlo conseguentemente ed in maniera esauriente e precisa nei suoi peculiari e personali, infungibili bisogni, oltre che nella sua specifica domanda di informazione. La possibilità che la rete conferisce all'utente di interagire con il computer e con la banca dati cui egli per tal via accede, anche se non esclude del tutto ma forse soltanto trasforma la possibilità di manipolazione del consumatore, certamente ne esalta però il ruolo attivo di generatore di domanda culturale, e pone conseguentemente una serie di problemi inaspettati a tutti coloro che sono normalmente addetti alla produzione di cultura, mettendoli in condizione di ripensare profondamente il proprio ruolo e di trasformare radicalmente la propria strategia di intervento e la propria presenza sul mercato culturale. Forse, però, c'è anche qualcosa di più, giacché la rete non è soltanto una moda, od un semplice strumento, per quanto raffinato, di svago e di comunicazione. Per estensione, ramificazione e capacità di penetrazione nel mondo, la rete sta lentamente diventando un vero e proprio modello culturale : sviluppa un linguaggio proprio, trasmette segnali, in una parola organizza e, quindi, crea cultura. Ma che tipo di cultura ? È tutto veramente nuovo ciò che si agita dentro ed intorno a questo fenomeno ? Innanzi tutto, balza evidente agli occhi un'analogia che sa d'antico. Gli ipertesti su cui si organizza la comunicazione in rete sono in realtà qualcosa di simile a delle 'glosse informatiche'. È noto come funziona un 'ipertesto' : scorrendo sul video del computer il testo del documento di lettura - 'testo' che naturalmente si intende essere composto non solo di parole, ma anche di immagini, icone e simboli grafici - il lettore può, come si dice ormai correntemente, "cliccare" (in inglese "just click on it") con il mouse su alcune parole o immagini che sono state in precedenza opportunamente evidenziate, e lo schermo del computer passa ad illustrare con parole, immagini od anche suoni quei particolari segmenti del documento di lettura che erano stati così contrassegnati e predisposti. Qualcosa del genere è avvenuta sino ad oggi, in maniera più ridotta e rudimentale, anche nei libri a stampa con le note a pie' di pagina, ove una singola parola reca un segno di evidenza, che rinvia ad un testo illustrativo della stessa riprodotto in calce alla pagina. E qualcosa di analogo fu fatto anche in età medievale con la tecnica glossatoria, per cui singoli segmenti di un testo autoritativo (la Bibbia, ad esempio, od anche il Corpus iuris civilis di Giustiniano) venivano richiamati a margine del foglio ed ivi illustrati in brevi trattazioni interpretative ed esplicative. Ma la differenza è nondimeno profonda : la pagina di un libro o di un codice medievale è chiusa, è un sistema di dati testuali circoscritto e limitato, mentre il gioco degli ipertesti che è possibile sviluppare con il mouse del computer non è coercibile in una traccia di sviluppo predeterminata. Da un rinvio è possibile passare ad un altro successivo e così via, senza che tale itinerario sia stato preordinato o possa essere influenzato in alcun modo da colui che ha elaborato il testo originario da cui il lettore ha esordito nel suo percorso di lettura. Il lettore trova nel testo un esordio di lettura, ma poi è arbitro in prima persona del tragitto testuale conseguente. Dalle pagine di Internet scompare dunque lentamente ma inesorabilmente un soggetto che era stato invece centrale in tutta la civiltà letteraria dell'età moderna : l'autore del testo. E la scomparsa dell'autore non è soltanto un fatto meramente giuridico, identificata dal fatto che la composizione affidata da chi la scrive alla circolazione in rete diventa di pubblico dominio e, quindi, perde ogni connotato di originalità, esclusività e proprietà letteraria : essa perviene sul computer dell'utente e resta a sua completa disposizione in linea sul video e sulla tastiera, da lui liberamente riproducibile, rielaborabile, appropriabile. Sono d'altronde cose ben note, di cui i giuristi già da tempo hanno preso ad occuparsi. S'è rotto in realtà il legame tra testo ed autore che s'era andato canonizzando già in età medievale ed ha percorso poi tutta la storia della cultura moderna. La tecnica dell'ipertesto trasforma di fatto l'atto di lettura in maniera assai radicale, soprattutto perché grazie ad essa non è più l'autore a guidare in prima persona il lettore nel suo percorso di lettura. Ora è il lettore che con le sue interazioni con il computer si crea il testo per via. Il testo, infatti, è ormai irrimediabilmente aperto : basta un clic sul mouse, e poi un altro ancora, ed il lettore si incammina su un percorso che è soltanto suo, su cui l'autore donde egli è partito non può più influire in alcun modo. Nella rete ciò che conta è infatti la relazione - come si dice in gergo, il "link". Internet è in definitiva il modello di una cultura che si autoalimenta : non tanto di sostanze, quanto di relazioni. E la cosa è d'altronde intuitiva. Il 'nodo a rete' - come sa ogni boy scout - dà necessariamente origine a tre capi. Ed il concetto stesso di rete sta infatti tutto nel terzo nodo, quello che consente l'interconnessione. Il suo presupposto di esistenza è la diversificazione. Sine alio, nulla relatio : potrebbe dirsi. Se non c'è un terzo, la rete non si costruisce. Per chi abbia un minimo di familiarità con la cultura scolastica medievale, allora, non possono fare a meno di balzare agli occhi alcune ulteriori, singolari analogie. Anche allora il dotto ragionava, scriveva e leggeva procedendo per allegazioni : non si chiamavano ancora links, ma l'opera dell'intellettuale era essenzialmente quella di raccordare il singolo dato di lettura all'universo complessivo di valori della cultura dell'epoca. E quell'universo era sentito come un dato esterno, posto fuori della portata del lettore, era parte di un ordine che già preesisteva sia al lettore, sia anche all'autore del testo, e su cui poteva costruirsi per l'appunto soltanto una ragnatela di riferimenti allegatori. Anche Internet oggi viene rappresentato con l'immagine del web, della ragnatela : una tessitura di relazioni possibili che si dipana all'interno di un universo determinato di archivi informatici. Il gioco combinatorio delle interconnessioni può essere tendenzialmente illimitato, ma il sistema all'interno del quale esse si svolgono e si sviluppano è ad ogni modo un sistema dato, chiuso e limitato. È il sistema chiuso di tutti i computers collegati in rete e dei loro archivi di dati. In età medievale - prima della rivoluzione copernicana e prima di Galileo Galilei - il tessuto connettivo delle allegazioni era l'auctoritas scolastica : chi scriveva sentiva il bisogno di affidare la credibilità del suo dire all'autorità di un testo fornito di auctoritas che comprovasse, avvalorasse e rendesse incontrovertibile quanto da lui affermato. Oggi, i links della rete fondano la loro capacità di significato sul presupposto di un'analoga, complessiva omologazione culturale dell'intero pianeta su cui la rete estende i propri nodi : la rete si estende su ogni sito del mondo, portando con sé un unico codice segnico e, tendenzialmente, postulando in tutti i suoi utenti un'unificazione linguistica. E qui sta il pericolo. L'unificazione di tutti gli strumenti di comunicazione e dei connessi codici culturali può portare all'omologazione ed all'appiattimento. Può portare ad una variante moderna dell'auctoritas scolastica medievale. Internet è in definitiva una sorta di moltiplicatore semantico : è un formidabile meccanismo di canonizzazione dei codici di significato ; prima iconico, ma alla lunga anche linguistico. Può per questa via diventare un temibile strumento non solo di controllo, ma anche di direzione sociale. Ed allora è in definitiva un bene che la rete - finché è possibile - si conservi anarchica e priva di regole. Finché resta così, essa continua ad assomigliare ad una sorta di nuova frontiera, certamente piena di prostitute, avventurieri ed affaristi, ma anche sostanziale occasione di libertà, di dibattito e di diversificazione culturale. Ben venga e ben resti la pornografia. Dovessero arrivare leggi, regolamenti e norme di controllo strette e rigide, si perderebbe il bene essenziale che garantisce la rete e la governa, che è quello della diversità e della molteplicità.

Mario MONTORZI

1 Nicholas NEGROPONTE, Being Digital, tr. it., Milano 1995, 170 ; sul punto insiste anche significativamente George GILDER Digital Dark Horse, Forbes ASAP, October 25th, 1993 ; poi pubbl. in George GILDER, Telecosm, New York : Simon and Schuster, 1996 ; di parziale, pubblico dominio, in rete, al sito http://www.seas.upenn.edu/~gaj1/darkgg.html : " Narrowcasting allows appeal to the special interests and ambitions, the hobbies and curiosities, the career pursuits and learning needs of particular individuals".