Nota informativa relativa alla inedita Introduzione al diritto publico, o sia prospetto delle di lui istituzioni di Anton Maria Vannucchi

E’ in corso, ad opera dello scrivente, un lavoro di edizione relativo alla Introduzione al diritto publico, o sia prospetto delle di lui istituzioni di Anton Maria Vannucchi.

Si tratta di un manoscritto custodito presso la Biblioteca Universitaria di Pisa (Fabroni Misc. 12.16). Le caratteristiche che esso presenta possono così sintetizzarsi: manoscritto cartaceo del sec. XVIII, mm. 30 x 210, cc 29 numerate recentemente, bianca la c 29, ottimo lo stato di conservazione.

Anton Maria Vannucchi (Castelfiorentino, 1724 – Pisa, 1792) appartiene a buon diritto al novero di quegli intellettuali toscani del secolo XVIII ancora capaci di spaziare con grande disinvoltura tra i più disparati settori di un mondo culturale che disconosceva le barriere create dalla tendenza alla specializzazione del sapere. Fu "lettore" di Diritto Feudale per oltre quarant’anni presso lo Studio pisano: nel ruolo dei docenti straordinari nel 1750 – 51, in quello degli ordinari dal 1751 –52 al 1791-92. Lavorò ad un’opera sull’origine di tale diritto che non poté condurre a termine. Circa questo insegnamento, basti in questa sede dire che, nel 1737, "leggevano" da tale cattedra due "extraordinari": il fiorentino Giulio Cesare Filippini ed il pontremolese Giulio Parasacchi. Morto, nel 1741, il Filippini, il Parasacchi rimase da solo, passando nel ruolo degli ordinari. Alla sua morte, gli successe il Vannucchi ultimo feudista del suo Ateneo.

La stessa sorte dello scritto feudistico toccò ad un’altra opera, riguardante il Diritto Marittimo, che il Vannucchi aveva iniziato a scrivere dietro incarico di Pietro Leopoldo.

Tra le sue opere di carattere giuridico ci rimangono edite una Dissertazione del metodo di acquistare la giurisprudenza critica (Firenze, 1750) e le Dissertazioni filosofiche ad uso degli studiosi di gius pubblico (Pisa,1760).

Poeta di grido e discreto letterato, lasciò numerosi componimenti poetici d’occasione modellati sullo stile in voga presso arcadici che frequentava con lo pseudonimo di Soristo Filantropo.

La sua vivace curiosità intellettuale lo portò ad essere corrispondente di numerosi tra i principali studiosi dell’epoca. Spiccano in modo particolare i nomi del Metastasio, dell’ Alfieri, di Voltare, del Muratori e di Federico II di Prussia.

L’Astigiano da Mantova, il 10 settembre 1785, gli scrive: "…ho letto le da Voi già inviatemi dottissime osservazioni critiche alle mie Tragedie, intorno alle quali vi avevo pregato del Vostro stimatissimo sentimento… Abbiate alla memoria un uomo di poco valore, ma sincero, e che non cesserà giammai di apprezzare la rara vostra dottrina e sommi talenti…" [V. Alfieri, Epistolario (a cura di Lanfranco Caretti), Asti, 1963, I, pp. 304 - 305] Voltaire, poco attendibile con il suo stile epistolare oltremodo prodigo di elogi, così lusinga il professore toscano: "Vous écrivez avec une profondeur, et une finesse de génie surprenante; on trouve partout la plus grande clarté, et vos principes sont portés à l’évidence géometrique, qui n’est propre qu’ aux grands hommes..." (R. Vannucchi, Opuscoli di varia letteratura dell’avvocato Riccardo Vannucchi, Firenze 1817, p. 174).

Ancora più lusinghiero Federico II: "…Si les oeuvres prédittes [del Vannucchi appunto] avaient été connues en Germanie avant la compilation du Code legislatif, etabli, pour mes états, je n’aurois sans doute pas manqué d’en faire usage… " (Ibid., p.176).

Il Muratori, il 10 maggio 1748, così lo incoraggia: "…Le sue poesie sono di un pregio sommo, e l’opera intorno ai Servi, ed Arimanni del Medio Evo è piena di una vasta erudizione e ragionata critica, e senza adularla è tale che, neppure io stesso in simili materie da me già trattate per extensum, nulla di più ho detto, anzi confesso ingenuamente, che in questa parte sono molto al di sotto, mentre non pochi fatti da V.S. Illustrissima avanzati e provati ad evidenza, mi erano del tutto ignoti. Il libro manoscritto poi De homine, dimostra il profondo Filosofo ed insieme peritissimo Teologo, poiché spaziando ella con peregrina dottrina per queste vaste provincie, ha saputo ribattere, ed annichilare trionfalmente le false massime e gli empi sofismi tanto dei passati, che dei moderni liberi Filosofi novatori"" (Ibid., p. 161 - 162).

Vannucchi appartenne al mondo elegante e ricercato che durante l’Ancien Régime ruotava attorno ai palazzi gentilizi abitati dall’aristocrazia più sensibile alla cultura come ornamento ed emblema di prestigio.

I suoi atteggiamenti filo-austriaci e piuttosto inclini al conformismo gli procurarono discrete entrature di corte. Benedetto XIV che conosceva il Metodo d’acquistare la giurisprudenza critica lo consacra teologo con questo giudizio: "…involammo il tempo per leggere le opere enunciate, le quali, per dire il vero, ci recarono infinita sorpresa, avendo da esse nilevato che il loro Autore, può senza alcun dubbio, collocarsi attualmente fra i primi e più profondi Filosofi, Teologi e Giureconsulti. Questa sorpresa per altro è cessata, quando ci siamo rammentati gli elogi fatti della sua degna Persona dal fu celebre Proposto Muratori…" (Ibid., p.167).

Vannucchi conservatore, ma anche amico di figure indubbiamente progressiste come lo scienziato Antonio Cocchi, animatore degli effervescenti nuclei massonici fiorentini.

Imbevuto, come si è detto, di cultura teologica, non mancò di riflettere a fondo sul diritto naturale, intendendone tutte le possibili implicazioni d’ordine politico, e probabilmente ne intuì anche i limiti.

Celebre a Pisa per la sua prodigiosa memoria che gli spianava la via ad una conoscenza di stampo enciclopedico, nel manoscritto si riflettono numerosi sprazzi delle sue estese letture. Vi fanno infatti capolino i nomi di Domat, Bodin, Muratori e di altri ancora.

Le finalità di questa breve ma sostanziosa operetta sono illustrate dall’autore stesso quando scrive : "Crederà l’Autore d’aver dato nel segno, se gli sarà riescito di delineare un Piano che possa servire alla gioventù di introduzione al critico studio delle Leggi Romane, e dell’altre parti della Giurisprudenza". (Introduzione, c 28v.). Del resto, che gli interessi didattici non occupassero tra le molteplici cure del Vannucchi un ruolo secondario, lo denuncia la qualità di alcuni suoi celebri allievi, si pensi per tutti a Gregorio Fierli.

 

 

(Avv. Dr. Andrea Labardi)